Autore: Studio Carpanese

Dai valore al tuo Tempo

La gestione del tempo è una risorsa importantissima perché è una risorsa limitata. In senso lato, ovviamente sia nella vita lavorativa sia nella sfera privata, qui affronteremo il tema in ambito lavorativo.

Dato il punto di partenza certo, dobbiamo quindi cercare di organizzarlo in maniera efficiente ovvero “senza sprechi”.

Invece di dire “non ho mai tempo” cominciamo ad organizzarlo in modo preciso e soprattutto rispettarlo.

Abituiamoci ad organizzare l’agenda dando priorità alle cose urgenti e necessarie e poi via via quelle urgenti e non necessarie. Fissiamo delle scadenze per tutte le cose che dobbiamo fare e rispettiamole.

Definiamo il tempo per noi: in cui non vogliamo essere disturbati da nessuno ne clienti ne dipendenti.

Organizziamo le uscite presso clienti e fornitori, arriviamo puntuali, dando noi l’esempio. Viceversa se non dovesse succedere sentiamoci legittimati di doverne fissare un altro in futuro. Quante volte ci è capitato che il cliente o il fornitore sovra pensiero sbaglia il giorno o l‘orario dell’appuntamento.

Programmiamo le telefonate, la stesura di preventivi e tutte quelle attività che non possono essere delegate agli altri. Al contrario le attività delegabili consegnamole e spieghiamole attraverso procedure già testate e comprovate. Dipende poi dalla nostra realtà aziendale sapere se ci dobbiamo ritagliare tempo per controllare l’operato dei lavori delegati.

 

Le attività che richiedono un’attività celebrale maggiore portiamole a termine alla mattina preferibilmente, in quanto le energie che abbiamo a disposizione sono maggiori.

Impariamo ad organizzare bene il nostro tempo primariamente e poi quello dei nostri dipendenti-collaboratori.

 

Se non riconosciamo a noi stessi il valore delle attività che facciamo sia per il tempo che dedichiamo ad un lavoro, indipendentemente dal suo grado di complessità e difficoltà, non lo riconosceranno nemmeno gli altri.

 

Usiamo il nostro tempo in modo creativo, le ore lavorative al giorno sono moltissime. Facciamo pause ripetute per scaricare il cervello che lavora spesso su di giri. Possiamo, ad esempio, scrivere una lettera a mano,perchè no con una stilografica, e spedirla con il timbro in cera lacca. Fare una pausa nel giardino o in terrazzo, fumando una sigaretta e curando qualche vaso di fiori.

Alla fine di una giornata stressante scaricare la tensione nella nostra palestra o in sauna. Non è una realtà troppo remota, succede già.

Di rientro da una trasferta fermarsi a mangiare qualcosa tutti insieme, molto importante è l’aggregazione tra l’imprenditore e la sua squadra per creare un team grintoso.

Ritagliamoci del tempo per contattare i nostri clienti e fornitori per sapere se sono soddisfatti del rapporto professionale instaurato, altrimenti facciamo in modo di appianare le divergenze e le incomprensioni createsi.

Siamo proprietari di un negozio di ottica, chiamiamo saltuariamente i clienti per un check-up sui suoi acquisti.

Forniamo servizi elettrici, proponiamoci di fare un controllo a campione degli impianti installati.

Proponiamoci di ritagliare del tempo per limitare lo stress, ad esempio con le tecniche sempre più conosciute di training autogeno, yoga e pilates.

Buon valore a tutti!

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Lo stress

Il momento che stiamo vivendo è molto delicato e allo stesso tempo complesso per le molteplici problematiche che hanno stravolto la nostra vita quotidiana nel giro di pochissimo tempo.

Le principali emozioni negative che stiamo vivendo si possono riassumere principalmente in ansia, paura, angoscia e rabbia.

Lo stress è collegato direttamente alla paura e alla rabbia: se aumentano quest’ultime aumenta anche lo stress.

Questo viene definito come “ogni causa capace di esercitare ogni stimolo dannoso” e può quindi essere inteso come la sensazione di riuscire o meno a rispondere alle richieste esterne che riceviamo da parte di chiunque.

Lo stress nasce da una situazione di difficoltà in cui reagiamo rapidamente per cercare di risolverla. La pressione sale, il battito cardiaco aumenta e si produce l’adrenalina che fa sì che tutto il corpo ed il cervello siano pronti a lottare o a darsi alla fuga. Lo stress fa sì che nelle condizioni più varie in cui ci troviamo siamo in grado di fornire le prestazioni migliori. Quando però il corpo si trova in una continua situazione di allerta si cominciano ad avvertire le conseguenze.

Cosa poter fare quindi in questo periodo per limitare lo stress?

Innanzitutto dobbiamo distinguere due tipi di stress, quello costruttivo e quello distruttivo: in ogni caso l’obiettivo è abbassare la pressione ed il battito cardiaco ed aumentare la calma ed il buon umore.

Stress significa motivazione, creatività ed energia e diventa un nemico quando persiste costantemente troppo a lungo.

Un primo passo è aumentare la consapevolezza emozionale ovvero imparando a conoscere le nostre emozioni e gestirle per poter arrivare al benessere inteso come benessere della persona in senso lato quindi fisico, mentale e psicologico.

Per imparare a conoscere le proprie emozioni dobbiamo etichettarle, passare quindi da uno stato emotivo ad uno riflessivo. Studi effettuati hanno riscontrato che i partecipanti al test che attribuivano una etichetta alle emozioni vissute avevano un’attività ridotta della amigdala, ghiandola a forma di mandorla che misura lo stress.

In questo periodo caratterizzato per la maggior parte da uno stravolgimento della gestione del nostro tempo e quindi di un aumento del tempo personale a disposizione la cosa fondamentale che possiamo fare è tenerci occupati e non preoccuparci. Va da sè che essere informati sulle criticità e le evoluzioni del momento pandemico è importante però è altrettanto fondamentale utilizzare al meglio il tempo cha abbiamo a nostra diposizione. Come? Facendo cose che solitamente nella frenesia del quotidiano non riusciamo a portare a termine o sono molto rallentate.

Cominciamo quindi a dare valore al nostro tempo, non sprechiamolo ed ottimizziamolo per approfondire tematiche di nostro interesse ma anche utilizziamolo per farci conoscere e far sapere di cosa ci occupiamo in ambito lavorativo.

Portiamo ora l’attenzione sulla resilienza. E’ definita come “la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà” quindi calza a pennello rispetto al momento pandemico attuale.

Chi si rialza deve senza dubbio saper reagire bene alle frustrazioni e saperle elaborare. Contribuiscono ad aiutare anche l’intelligenza e la capacita di entrare in relazione con gli altri perchè rendono più facile a chi possiede doti di resistenza trovare vie d’uscita dalle crisi e costruirsi una rete di persone in grado di dare loro sostegno nelle situazioni più difficili.

Inoltre aiuta anche a non essere troppo attaccati alle proprie abitudini ed essere aperti ai cambiamenti nella propria vita.

L’autoconsapevolezza nominata precedentemente è un presupposto molto importante per la resilienza, per affrontare una sfida c’è bisogno anche di coraggio e fiducia in sè stessi.

La resilienza viene definita anche “io ho, io sono, io posso”: io ho persone che mi hanno a cuore e mi aiutano, io sono una persona gradevole e rispettosa nei confronti di me stesso e degli altri, io posso trovare delle strade per risolvere i problemi e gestire me stesso.

Di seguito si propone un test che misura: quanto sono resiliente?

Assegnate a ciascuna affermazione un punteggio da 1 a 7, tanto più alto è, tanto più descrive meglio voi stessi.

1 = non mi riconosco in questa affermazione

7 = mi riconosco appieno in questa affermazione

  1. Quando ho dei programmi, li seguo.
  2. Normalmente riesco sempre a fare tutto.
  3. Non mi lascio facilmente distogliere dalla mia strada.
  4. Mi piaccio.
  5. Posso affrontare contemporaneamente più cose.
  6. Sono deciso.
  7. Prendo le cose come vengono.
  8. Provo interesse per molte cose.
  9. Normalmente posso affrontare una situazione da più punti di vista.
  10. Posso anche persuadermi a fare cose che preferirei non fare.
  11. Quando mi trovo in una situazione difficile, di solito trovo una via d’uscita.
  12. Ho abbastanza energie per fare tutto quello che devo fare.
  13. Posso accettare di non piacere a tutti.

 

Sommate il punteggio: otterrete un punteggio tra 13 e 91

Comunicatemelo alla mail elena.studiocarpanese@gmail.com che vi espongo il risultato privatamente.

 

Fotografare senza paura il nostro punto di partenza vuol dire essere già partiti. Il periodo di pandemia non sarà poi così breve quindi buona resilienza a tutti!

Vi aspetto numerosi.

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Le relazioni interne, un’ importante risorsa.

Le reti di relazioni che si creano all’interno dell’azienda sono molto importanti e meritano delle riflessioni e spunti per giungere ad un miglioramento qualitativo tangibile delle stesse.

Le relazioni le dobbiamo considerare sia come comunicazione di contenuti in ambito prettamente lavorativo ma anche in senso lato rispetto alla conoscenza della persona, ovvero i tratti caratteriali, pregi e difetti.

Evidenziamo le più importanti relazioni possibili, ma non le uniche verificabili:

  • Le relazioni tra l’imprenditore ed i suoi dipendenti e collaboratori
  • Le relazioni tra i dipendenti

Le relazioni tra l’imprenditore ed i suoi dipendenti e collaboratori

Il rapporto che l’imprenditore dovrebbe tessere nel tempo, con chi lo aiuta a mantenere in vita la propria azienda, dovrebbe essere un rapporto di leadership, non di comando e di potere, quindi non gerarchico. Ovviamente in questa sede generalizziamo e le difficoltà per riuscire ad attuare tale tipo di rapporto dipendono da molti fattori, tra cui anche il numero di persone che lavorano e collaborano internamente all’azienda. Va da sè che maggiore è il numero di persone che lavorano in azienda, maggiore sarà sia la complessità sia il numero di relazioni possibili, quindi prevalentemente incontrollabili e ingestibili.

Il leader sprona al raggiungimento degli obiettivi, deve essere coinvolgente e si colloca allo stesso livello gerarchico della persona con cui si relaziona.

Si pone come una guida e deve permettere ai dipendenti/collaboratori di potersi esprimere e sentirsi liberi nel farlo per migliorare ed affrontare insieme criticità, ad esempio, di reparto. Solitamente, infatti, l’imprenditore non è a conoscenza di ciò che succede in tutti i reparti aziendali. L’imprenditore quindi non deve considerare i suoi sottoposti come meri esecutori di lavori ma deve renderli partecipi della situazione aziendale in modo costante e completo. Per ottemperare a tale scopo le riunioni aziendali risultano essere uno strumento di confronto molto utile.

Studi, tramite l’analisi di campioni di persone in azienda, hanno provato che:

  • ai dipendenti dovrebbero essere erogati “bonus lavoro” prima che comincino a svolgerlo, non dopo, perchè è molto più stimolante per il raggiungimento degli obiettivi;
  • ai dipendenti dovrebbe essere sempre concessa una “pausa caffè”, in cui ad esempio, poter stare anche nella natura e poter ridere. La risata valorizza molto di più la qualità del momento di stacco dalla propria scrivania o dal comando macchine: si riduce maggiormente lo stress accumulato;
  • ai dipendenti deve essere concesso il tempo di pensare in azienda. Altrimenti si è sempre solo operativi e fattivi nello svolgere mansioni e compiti, invece pensare, porta ad una maggiore efficienza a dispetto di una apparente perdita di tempo improduttiva.

Le relazioni tra i dipendenti

Le relazioni tra i dipendenti riguardano l’aspetto quotidiano, si lavora mediamente per un terzo della giornata.

In questa sede non analizzeremo tali relazioni nel dettaglio, piuttosto evidenziamo cosa può, potrebbe o dovrebbe fare l’imprenditore per migliorare i rapporti tra colleghi.

Per migliorare i rapporti tra dipendenti, ad esempio, bisognerebbe creare e favorire i momenti ludici.

Non è escluso, anche se talvolta esoso, poter organizzare serate aziendali non solo in occasione della “cena di Natale” ma organizzare magari un fine settimana insieme sulla neve e perchè no, anche con le rispettive famiglie.

Cambiando il contesto sociale avremmo quindi la possibilità di conoscere aspetti caratteriali delle altre persone che in una pausa caffè non potrebbero di sicuro esplicitarsi. Una maggior conoscenza tra colleghi, magari anche extra lavorativa, porterebbe senza dubbio benefici anche in ambito lavorativo.

Concludendo possiamo sostenere che un ambiente sereno dove non ci sono invidie, preferenze, ripicche e/o favoritismi è sicuramente l’ambiente lavorativo ideale, cerchiamo quindi di renderlo tale.

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L’ ambiente esterno e le relazioni

Dopo aver analizzato chi sono, non posso prescindere dalla analisi dell’ambiente che mi circonda.

Quindi Io impresa intrattengo rapporti stretti con:

Clienti

Fornitori

Terzi

 

Ma non posso ignorare

i competitors (concorrenti) che vendono i miei stessi beni o servizi.

Non meno importanti sono i “possibili clienti” (prospects) che posso-desidero acquisire.

Continuamente devo curare tutte le relazioni con queste figure che mi orbitano attorno.

Non posso permettermi di tralasciare nessuno.

 

Clienti

Sono coloro che portano ricavo e ne consegue che devo conoscerli molto bene, identificare le loro esigenze ed i loro bisogni. È il bisogno che porta all’azione da parte del cliente. Quindi devo stimolare di continuo i loro bisogni o comunque monitorare quando potrebbero averne necessità di me in futuro.

Ad esempio: se sono stata dal parrucchiere oggi, io ragazza giovane che va mediamente una volta al mese, sicuramente non mi ripresento da lui prima che sia trascorso un mese.

Diversamente se sono anziana e mi lavo i capelli solo dal parrucchiere vado una volta alla settimana o anche di più.

Quindi una attenta analisi della mia clientela mi permette di stimare le mie entrate rispetto ad un arco temporale che decido io che può essere mensile come trimestrale e così via.

Fornitori

Sono coloro che ci forniscono il materiale (materia prima- semilavorati- prodotti finiti) o il servizio. Con loro possiamo concordare le tempistiche di consegna ed altre condizioni contrattuali. Sono il punto di partenza di tutto il processo e quindi ritardi in consegne concordate portano ad una dilatazione temporale a cascata anche per me che devo chiudere il processo e consegnare al cliente.

Terzi

Ci sono poi delle figure che orbitano attorno al sistema azienda: possono essere necessari di continuo come il commercialista e il consulente del lavoro oppure a necessità come ad esempio l’avvocato e manager specializzati.

Queste figure sono specializzate ed aiutano a risolvere o comunque a “vedere più chiaro” aspetti aziendali che erano stati precedentemente nebulosi, indefiniti o sottovalutati.

Competitors

Per sapere come mi posiziono nel mio mercato rispetto a coloro che sono i miei concorrenti devo conoscerli.

Come faccio? I bilanci sono pubblici quindi mi procuro i bilanci dei miei competitors, sicuramente traggo informazioni per migliorare il mio posizionamento oppure verifico e confermo i miei punti di forza rispetto a certi aspetti di gestione aziendale.

Possibili clienti

Il vero lavoro dell’imprenditore è quello di supervisionare la sua nave chiamata impresa e contemporaneamente è quello di trovare continuamente clienti.

Le tecniche per intrattenere relazioni e rapporti con i possibili clienti posso essere le più disparate: sconti, promozioni, eventi, aggiornamenti del mercato di interesse e breefing.

Bisogna fare una analisi introspettiva e chiedersi dove è necessario migliorare e quanto sforzo aggiuntivo si può investire in tutti i termini (energia, tempo, denaro), visto che il 90% del tempo dell’imprenditore è assorbito dalla gestione quotidiana per lo più emergenziale.

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Chi sono e chi vorrei essere?

Siamo troppo presi dal fare quotidiano e dalle continue richieste del mercato che fatichiamo a capire e a mettere a fuoco le famose 5 W (who? What? When? Where? Why?)

Cominciamo a provare a rispondere.

Chi sono?

Non è il codice ATECO che definisce ciò che sono: ma sono riconosciuto nel mercato rispetto a come mi identifica il cliente

Come mi valorizza il cliente e come mi distingue rispetto ad altri che offrono lo stesso prodotto o servizio?

Riflessione…ovviamente non possiamo essere tutti la “coca cola”, nella mente del cliente…

Che Cosa voglio?

So e ho ben chiara l’idea di cosa voglio vendere?

Ho ben chiaro in testa il mio target di clienti ovvero a chi voglio vendere?

Perché?

Quale è la motivazione per cui desidero offrire un bene piuttosto che un altro? O scegliere un canale di distribuzione piuttosto che un altro?

In che modo?

Quale e il valore che voglio vendere attraverso il mio prodotto o servizio?

Quando?

Ho una attività stagionale?

Sono aperto tutto l’anno?

Dove desidero farmi conoscere?

Quale è il territorio in cui vogliamo espandermi?

Ho un luogo fisico o virtuale? o entrambi?

 

Come mi sono attivato per concretizzare tutto ciò che mi sono prefisso con le risposte alle domande precedenti?

 

Una volta che ho ben chiare le risposte rispetto, quindi, a ciò che desidero rappresentare nel mercato, rifletto e studio i metodi per attuare chi voglio essere.

Ad esempio: ho un negozio di abbigliamento:

Chi: vendo solo capi da uomo e da donna? Vendo anche accessori? Vendo abbigliamento sportivo o elegante?

Che cosa decido di vendere/offrire?

Perché: il mio lavoro è anche la mia passione, faccio la sarta ed ho un negozio di abbigliamento

Come: faccio anche consegne a domicilio?

Svolgo il lavoro da sola o con collaboratori/dipendenti?

Quando: se ho il negozio che orari faccio, tengo aperto in orario di pranzo per che il mio target è una clientela che lavora?

Dove: vendo in internet o ho un negozio? Il negozio dove si trova: in centro città o in un centro commerciale?

 

Ovviamente conosco il mio punto di partenza ma poi devo continuamente chiedermi se desidero modificare qualcosa quindi ad esempio se ho un negozio di abbigliamento donna e desidero affiancare la vendita anche di accessori.

Devo innanzitutto sapere i costi ei ricavi che sostengo nella situazione attuale. Per poter capire, invece, se è fattibile o meno un cambio di rotta devo fare una stima dei costi e ricavi che mi comporta questa manovra.

Riprendendo l’esempio sopra citato. La titolare del negozio di abbigliamento finchè riuscirà ad offrire il servizio di sartoria, magari lavorando la domenica, potrà contare sulle proprie forze, altrimenti dovrà pensare di farsi aiutare, in che modo quindi?

Esistono anche fattori esterni, indipendenti dalla nostra volontà, come la pandemia in corso, che ci hanno costretto a dover prendere decisioni immediate e talvolta anche drastiche per adattarci e plasmarci alla situazione cercando di ridurre al minimo i danni che tutto il sistema “mercato” comporta e comporterà.

Quindi tu, imprenditore, sei messo a dura prova ogni giorno per dover fare delle scelte.

E tu hai scelto esattamente cosa desideri? Focalizza la tua attenzione sulle 5 W e prova rispondere, inviamele all’indirizzo elena@studiocarpanese@gmail.com

 

In questa sede sono interessate le imprese che hanno scopo di lucro ovvero desiderano un guadagno e che lavorano

Tenere il focus o comunque cambiarlo in base a come cambia il mercato è molto importate

Ci ritroviamo infatti ora in un momento delicato in cui è fondamentale capire chi siamo e come vogliamo trasformarci rispetto a tale periodo in cui il fattore che ha colpito, tutti, è esterno e globale.

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Impariamo a conoscere il controllo di gestione: in questo periodo saperlo è indispensabile!

Fino ad ora il controllo di gestione è stato un po’ nebuloso nella testa degli imprenditori per vari motivi: mancanza di tempo e mancanza di coraggio nel sapere i propri numeri.

Da sempre l’imprenditore è stato assorbito nel suo ruolo più operativo e meno dirigenziale. Ci si barcamenava ogni giorno a far quadrare i costi e ricavi, si cercano soluzioni veloci per tamponare problemi arrivati all’ improvviso e si tentava qualche strategia e tecnica di vendita.

Ora più che mai, visto che il visus ci prospetta tempi “duri”, è il momento di fare chiarezza su questi concetti e cominciare ad applicarli in modo corretto e continuativo.

Cerchiamo di dare una definizione: il controllo di gestione è un insieme di tecniche e strumenti necessari per la pianificazione e controllo dell’andamento aziendale, aiuta il management a fissare obiettivi e a raggiungerli in tutte le aree aziendali.

Queste tecniche aiutano a progettare strategie e prendere decisioni che riguardano il presente e il futuro dell’Azienda per poter migliorare così competitività, quote di mercato e risultati economici e finanziari.

Un esempio per capire meglio: se si paragona l’Azienda a una nave, il controllo di gestione equivale a tracciare la rotta e durante la navigazione, a verificare se la rotta è rispettata, modificandola quando cambiano le condizioni meteo o del mare.

E’ dunque necessario un feedback iniziale sull’andamento dell’azienda che fotografi la situazione generale. Da lì poi capire dove stai andando e virare il timone nella corretta direzione controllando costantemente il radar che ci indica se stiamo tenendo la giusta rotta.

Bisogna quindi che ti proponi di:

  • programmare: decidere degli obiettivi a breve termine
  • pianificare: decidere obiettivi a medio/lungo termine
  • controllare: di quello che è stato fatto e come (obiettivi raggiunti)

Quindi è necessario che:

  • Definisci e gli obiettivi sia di breve sia di medio/lungo termine
  • misuri i risultati effettivamente raggiunti
  • determini e analizzi le cause e gli scostamenti obiettivi/risultati

Da dove ricavi le informazioni per sapere se le cose stanno andando secondo ciò che ti ero prefisso? Uno strumento per capirlo è la contabilità direzionale che comprende:

  • contabilità analitica
  • contabilità generale
  • budget
  • variazioni

Cosa ti permette di fare concretamente il controllo di gestione?

Ad esempio individuare il costo di produzione dei beni o servizi che vendi.

Come faccio a capire se lo strumento “controllo di gestione” che sto usando funziona?

In questo caso entrano in gioco due importanti concetti: Efficacia ed Efficienza

L’efficacia riguarda il conseguimento o meno dei risultati che ci si era prefissi.

L’Efficienza deve essere vista invece come il rapporto tra l’impiego di risorse e il prezzo di acquisto delle stesse.

Quindi per cominciare il tuo viaggio in nave, visto che hai appena lasciato il porto, comincia a rispondere a queste domande:

  • So qual’è la mission della mia impresa?
  • Come mi posiziono rispetto ai miei competitor?
  • Quali sono i miei elementi distintivi come impresa?
  • Creo margine?
  • Sono chiari i processi aziendali in atto? Posso migliorarli?
  • Ho un modello di business?
  • Sono solido?
  • Ho liquidità? Quanta? Genero cassa o brucio cassa?
  • Quale è la durata media del ciclo monetario?
  • Quanti soldi ci metto in azienda oltre il capitale sociale?
  • Il bilancio, visto come fonti e impieghi, è in equilibrio?

Sicuramente ad alcune domande non saprai rispondere non avendo dati a disposizione, ad altre avrai risposto in modo impreciso, ad altre ancora non saprai rispondere perché mi non sono espressa chiaramente.

Un imprenditore consapevole deve sapere rispondere in modo preciso a tutte quelle domande.

Nelle prossime mail cominciamo ad addentrarci più nello specifico, cominciando a sviluppare le tecniche per evitare nubifragi inaspettati o cambiamenti della direzione del vento improvvisi.

 

Nel frattempo, prova a rispondere alle domande e inviamele all’indirizzo elena.studiocarpanese@gmail.com

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In questo momento particolare ti sei dimenticato di inviare le e-fatture? Cosa fare?

Con   la fine del   cd. “periodo transitorio” (30 giugno 2019 per i contribuenti a liquidazione IVA trimestrale, 30 settembre per i mensili) sono venute meno le tolleranze inizialmente        concesse nei tempi di trasmissione dei files fattura al Sistema di Interscambio

Mancato invio nei termini

In tutti i casi in cui la fattura elettronica non viene trasmessa entro i dodici giorni di norma (più gli     eventuali ulteriori cinque nel caso di scarto), ci si trova dinnanzi ad un documento che non      è stato prodotto nei termini, e pertanto si è passibili di sanzione.

Veniamo dunque all’aspetto sanzionatorio, ricordando che dal corretto computo della sanzione dovuta si dipanano anche i successivi conteggi da effettuarsi al fine di un versamento in misura ridotta, laddove ci si avvalga dell’istituto del ravvedimento operoso.

Il primo aspetto cui occorre prestare attenzione è il fatto che l’articolo 6 del  D.Lgs. 471/97 prevede due diversi regimi sanzionatori nel caso in cui si tratti di fattura con         IVA esposta, o meno. Nel primo caso – fattura con IVA – la sanzione va dal 90% al 180% dell’IVA stessa,       con un minimo di 500 euro; Nel secondo caso –  fattura senza IVA  esposta (operazioni escluse, esenti, non imponibili, reverse charge) – la sanzione va dal 5% al 10% dei corrispettivi, con un minimo di 500 euro.

Il secondo aspetto cui occorre prestare attenzione è che tali sanzioni si riducono se: nel caso  di fattura con IVA, la violazione non ha inciso sulla  corretta liquidazione del tributo. In questo caso la sanzione si        “sgancia” dall’importo dell’IVA, e viene comminata in misura fissa, da 250  a 2000 euro; nel caso di fattura senza IVA esposta, se la violazione non      incide sulla determinazione del reddito, la sanzione si “sgancia” dall’importo dei ricavi, e viene comminata in misura fissa, da 250 a 2000 euro.

DOMANDE DI ASSEGNO PER IL NUCLEO FAMILIARE: NOVITA’ DAL 1° APRILE 2019

Con la circolare n.45 del 2019 dell’INPS vengono indicate le nuove modalità di presentazione della domanda di assegno per il nucleo familiare per i lavoratori dipendenti di aziende attive del settore privato non agricolo. A decorrere dal 1° aprile 2019 le nuove domande di assegno per il nucleo familiare dovranno essere inoltrate esclusivamente all’INPS in via telematica con il modello “ANF/DIP”, al fine di garantire all’utenza il corretto calcolo dell’importo spettante e assicurare una maggiore aderenza alla normativa vigente in materia di protezione dei dati personali.

L’utente potrà prendere visione dell’esito della domanda presentata accedendo con le proprie credenziali alla specifica sezione “Consultazione domanda”, disponibile nell’area riservata.

Le istanze già presentate con valenza fino al 30 giugno 2019, restano valide.

In caso di variazione nella composizione del nucleo familiare o dei livelli di reddito familiare, il lavoratore interessato deve presentare, esclusivamente in modalità telematica, una domanda di variazione per il periodo di interesse, avvalendosi della procedura “ANF DIP”.

L’INPS, con il successivo messaggio n. 1430 del 2019, nel fornire chiarimenti sulle nuove modalità di presentazione delle domande di assegno per il nucleo familiare, ha ammesso, tra gli intermediari abilitati alla trasmissione telematica solo i patronati, escludendo tutti gli altri soggetti abilitati dall’Istituto, tra cui anche i consulenti del lavoro. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei CDL, con comunicato stampa dell’8 aprile 2019, ha rilevato una “discriminazione tra gli intermediari telematici, non tutti autorizzati alla nuova trasmissione della documentazione ANF”. In definitiva, le novità in tema di assegno per il nucleo familiare rappresentano una vera semplificazione?

Fino a marzo 2019, infatti, la richiesta veniva di regola effettuata direttamente al datore di lavoro che, esaminata la documentazione del lavoratore e/o le autocertificazioni previste, provvedeva direttamente alla erogazione, verificandone i presupposti.

A seguito della circolare n. 45/2019 l’istituto ha invece modificato le regole previste, subordinando l’erogazione dell’assegno ad una apposita richiesta telematica a cura del lavoratore da effettuarsi esclusivamente in via telematica.

CONGEDO DI MATERNITA’: DAL 2019 FRUIBILE INTERAMENTE DOPO IL PARTO

Nella previsione contenuta nella legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 485) viene descritta un'alternativa al sistema attuale che prevede la fruizione del congedo di maternità due mesi prima del parto e tre mesi dopo.

Chi vorrà (con via libera del medico) potrà rimanere al lavoro fino al nono mese, posticipando l’intero periodo di astensione di 5 mesi a dopo il parto. È quanto prevede un emendamento della Lega dedicato alle politiche delle famiglia approvato dalla commissione Bilancio della Camera. Il nuovo sistema viene proposto come «alternativa» all’attuale, che impone invece l’obbligo di astensione (di uno o due mesi) prima della nascita del bambino.

Nella proposta si chiarisce che si tratta di una «alternativa», che riconosce «alle lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del
nascituro».

La legge di bilancio 2019 ha quindi introdotto la possibilità per la lavoratrice dipendente di scegliere di fruire integralmente dei cinque mesi di astensione obbligatoria di maternità a decorrere dal giorno successivo al parto.

Già l’articolo 20 del Dlgs 151/2001 aveva previsto la facoltà per la donna in buona salute di differire al massimo di un mese l’inizio del periodo di astensione, riducendo così a un mese il congedo ante partum ed elevando a quattro mesi il congedo post partum (astensione flessibile).

Come per l’astensione flessibile, anche la nuova modalità di congedo prevista dalla legge di bilancio 2019 è subordinata alla condizione che il medico espressamente certifichi che la permanenza al lavoro non rischi di nuocere alla salute della lavoratrice o del bambino.

Padova, 18/01/2019

DECRETO DIGNITA’ : NOVITA’ ALLA DISCIPLINA DEL CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO

Il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, meglio conosciuto come “decreto dignità”, ha introdotto rilevanti novità alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato e della somministrazione di lavoro, modificando il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81.

Le modifiche alla disciplina previgente riguardano in primo luogo la riduzione da 36 a 24 mesi della durata massima del contratto a tempo determinato, con riferimento ai rapporti stipulati tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, anche per effetto di una successione di contratti, o di periodi di missione in somministrazione a tempo determinato.

Le parti possono stipulare liberamente un contratto di lavoro a termine di durata non superiore a 12 mesi, in caso di durata superiore a 12 mesi tale possibilità è riconosciuta esclusivamente in presenza di specifiche ragioni che giustificano un’assunzione a termine, chiamate comunemente “causali”.

Tali causali sono rappresentate esclusivamente da:

– esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività;

– esigenze di sostituzione di altri lavoratori;

– esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.

Per verificare la presenza di tale obbligo si deve tener conto della durata complessiva dei rapporti di lavoro a termine intercorsi tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, considerando sia la durata di quelli già conclusi, sia la durata di quello che si intende eventualmente prorogare.

La causale è sempre necessaria quando si supera il periodo di 12 mesi, anche se il superamento avviene a seguito di proroga di un contratto originariamente inferiore ai 12 mesi.

E’ pertanto possibile prorogare liberamente un contratto a tempo determinato entro i 12 mesi, mentre per il rinnovo è sempre richiesta l’indicazione della causale.

In proposito si ricorda che la proroga presuppone che restino invariate le ragioni che avevano giustificato inizialmente l’assunzione a termine, fatta eccezione per la necessità di prorogarne la durata entro il termine di scadenza. Pertanto, non è possibile prorogare un contratto a tempo determinato modificandone la motivazione, in quanto ciò darebbe luogo ad un nuovo contratto a termine ricadente nella disciplina del rinnovo, anche se ciò avviene senza soluzione di continuità con il precedente rapporto.

Si ricade invece nell’ipotesi del rinnovo qualora un nuovo contratto a termine decorra dopo la scadenza del precedente contratto.

Ulteriore novità è rappresentata dalla riduzione del numero massimo di proroghe, che non possono essere superiori a 4, entro i limiti di durata massima del contratto e a prescindere dal numero dei contratti (articolo 21, comma 1, del d.lgs. n. 81/2015) e con esclusione dei contratti instaurati per lo svolgimento di attività stagionali (articolo 21, comma 01).

I contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale potranno continuare a prevedere una durata diversa, anche superiore, rispetto al nuovo limite massimo dei 24 mesi. Le previsioni contenute nei contratti collettivi stipulati prima del 14 luglio 2018, che – facendo riferimento al previgente quadro normativo – abbiano previsto una durata massima dei contratti a termine pari o superiore ai 36 mesi, mantengono la loro validità fino alla naturale scadenza dell’accordo collettivo.

A decorrere dal 14 luglio 2018 (data di entrata in vigore del medesimo decreto), il contributo addizionale a carico del datore di lavoro – pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali applicato ai contratti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato – è incrementato dello 0,5% in occasione di ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione. Analogo criterio di calcolo dovrà essere utilizzato per eventuali rinnovi successivi.

La maggiorazione dello 0,5% non si applica in caso di proroga del contratto, in quanto la disposizione introdotta dal decreto-legge n. 87 prevede che il contributo addizionale sia aumentato solo in occasione del rinnovo.

Padova, 11/12/2018